Franco Roselli – autore di Blob (Rai3), regista, scrittore

IMG-20140718-WA0001

Come/perché hai deciso di dedicarti a questo mestiere?

Il mio arrivo a Blob, nel 1996, avveniva dopo aver lavorato, alcuni anni come regista, nelle altre reti  Rai. Ho lavorato per Raffaella Carrà, Giancarlo Magalli, Luciano Rispoli e molti altri. Stanco di girare da una redazione all’altra ebbi un colloquio con Enrico Ghezzi, il creatore di Blob. Fu un’intervista quasi irreale ma alla fine entrai nel gruppo redazionale della trasmissione.

Fu un incontro verso sera, prima della chiusura degli uffici alla sede Rai di Viale Mazzini. Entrare nell’ufficio di Ghezzi era come entrare in una dimensione ben rappresentata dai pittori surrealisti. Enormi quantità di libri sparsi ovunque, videocassette poggiate sulle sedie. A malapena trovai un posto dove sedermi. Lui parlava a bassa voce, mentre lanciava contro la parete una pallina da tennis che riprendeva in mano con un veloce scatto. Ho dovuto chiedere più volte che mi ripetesse la domanda, poi prendeva un brandello di una mia risposta e incominciava a sviluppare ragionamenti e concetti che cercavo di capire. Timido, riservato, mi guardò come fossi uscito da sotto una pila dei libri della stanza, sorrise lievemente, e mi diede il benvenuto nel suo gruppo di lavoro. Ciò che aveva colpito il creatore di Blob era il mio passato di ghost writer in giro per l’Europa. Avevo lavorato come ghost writer per Rainer Werner Fassbinder, François Truffaut, Valerio Zurlini. E in effetti, la conoscenza della scrittura per il cinema e quella per il teatro mi furono di grande aiuto fin dall’inizio.

Guardare montagne di filmati, selezionare immagini e poi spendere intere giornate, fino a notte tarda, davanti al televisore a guardare tutto, dai telegiornali ai talk, annunci commerciali inclusi, per poi scegliere con una folle connessione, vari frammenti e montarli assieme cercando di dare un senso: tutto questo è il mio lavoro.

Quali sono le piccole soddisfazioni che riesce a darti? 

Per tanti anni, il mio lavoro è stato quello di scrivere storie, dialoghi per il teatro e per il cinema, inventare emozioni, sorprese, amori improbabili. Molta parte di ciò che scrivevo nasceva dalla mia grande memoria. Ascoltavo a ogni incontro, studiavo da vicino il regista, l’attore, il musicista, le loro emozioni, le manie, le storie strampalate, le tragedie, le passioni travolgenti, i fallimenti e le vittorie insperate. Registravo tutto gelosamente. Il mio cuore e la mia mente se ne prendevano cura, ed ero sempre pronto a usare nel momento richiesto, brandelli di un passato altrui. A forza di scrivere per gli altri, degli altri, al posto di altri, è nato in me il desiderio di ordinare con un metodo emotivo, guidato dal cuore e dalla fantasia, tutto ciò che avevo scritto, sentito, spiato, origliato, letto e riletto, e trasformarlo in un’unica storia. Ed è così che ho iniziato a scrivere il romanzo UN BUDDHA IN GIARDINO, con grande gioia. È bastato aprire i miei ricordi rinchiusi e ordinarli. Quando, però, dopo un anno e mezzo di metodico lavoro quotidiano di scrittura ho terminato il romanzo, mi sono accorto che, per scrivere un’intera saga, quella della famiglia Crosby, era stata sufficiente solo una piccola parte di ciò che negli anni avevo appreso.

Quali sono gli odori che caratterizzano il tuo mestiere? Quali i colori? 

Non amo gli odori forti, ma ricordo con tenerezza il profumo del caffè caldo nelle prime luci  mattutine sui set dei film in cui ho lavorato; l’odore pungente della birra versata sulla canottiera di Fassbinder; il leggero profumo di lillà che emanava il golfino di Fanny Ardant sul set del film di Truffaut.

Adesso convivo con l’odore aspro della sigaretta di un mio collega di Blob, quando alla mattina ci troviamo in sala di montaggio per preparare la puntata della trasmissione.

Cosa non deve mancare nella tua “cassetta degli attrezzi”?

Lavorare per Blob richiede una pazienza e una costanza assidue. Nulla di ciò che avviene dentro quella scatola che emette suoni e immagini può essere tralasciato, ti trasformi in una memoria visiva ambulante. Il giorno prima del montaggio mi siedo davanti al televisore armato di quaderno per gli appunti e telecomando e inizio a guardare…tutto! Riempio pagine e pagine di segnalazioni con l’indicazione del programma, del canale, dell’ora esatta e del momento che ritengo importante da indicare e riproporre al montaggio.

Quali sono le persone che ti permette di incontrare/conoscere? Ce n’è una che ricordi in particolare?  

Montare Blob è una grande gioia per me anche se porta qualche grana. Spesso sono arrivate diffide e denunce da personaggi televisivi e non, vittime dei nostri crudeli montaggi. Altri personaggi del mondo dello spettacolo e della politica, invece, hanno iniziato a divertirsi scoprendo che le nostre implacabili segnalazioni danno loro maggiore notorietà e quindi sono loro stessi a chiamare la redazione o inviare fax per segnalare con estrema precisione le situazioni strane da loro vissute in tv. Personalmente sono crudele, se l’indicazione appare finta, ruffiana, non la prendo nemmeno in considerazione.

Un episodio in cui hai pensato “chi me lo ha fatto fare?” 

Sì, ci sono stati dei momenti in cui ho sentito la pesantezza del mio lavoro. Non era facile riproporre le immagini colme di sgomento dell’undici settembre con gli aerei che si schiantavano sulle torri gemelle. Che dolore e nausea per le ripetute notizie delle continue violenze sulle donne e sugli omosessuali. Che rabbia per le morti senza senso dei migranti nel mare mediterraneo, e…che palle! le continue e ripetute frasi in politichese e la banalità dei tuttologi in televisione. Sanno sempre dare un’ovvia opinione, dai delitti alle ricette di cucina fino al gossip e alle visioni mistiche.

Il momento della giornata lavorativa che ti godi di più.

La fine del montaggio della puntata, quando la cassetta è in viaggio per la messa in onda e io mi rilasso ascoltando della musica, e una volta a casa, prendo un buon libro e il televisore resta spento.

In due parole come definiresti il tuo mestiere? 

Guardare molta televisione, leggere il più possibile e riproporre con uno stile personale estratti visivi della memoria collettiva della nostra società.

Un consiglio a chi vuole fare questo mestiere.

Ci vuole un fisico bestiale, una grande passione civica, una grande memoria e uno strano amore per il mondo della televisione.

IMG-20140718-WA0000

Informazioni su Eleonora Buratti

Scrittrice, giornalista, sociologa aziendale. Romagnola d'origine, vive e lavora tra il Veneto e Bologna. Ideatrice del Romanzo d'azienda® scrive storie ambientate nel mondo del lavoro. Tra i suoi romanzi pubblicati l'Alba di un cuore antico, vita e ristrutturazione di una villa veneziana del Seicento situata lungo il Canalbianco in provincia di Rovigo e Quattro Tubi Saldati, racconto romanzato dei 50 anni dell'Irsap, azienda leader nel settore della climatizzazione.
Questa voce è stata pubblicata in artisti, Autori, registi, scrittori, Televisione e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento