Marco Mezzetti – scrittore, comico e attore

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Come/perché hai deciso di dedicarti a questo mestiere?

Non è stata una scelta, è stata un’inclinazione, una conseguenza inevitabile. L’arte mi è entrata dentro fin da piccolo. Scrivevo poesie già alle elementari e forse prima. Non si sceglie di diventare un artista. Si nasce artisti. Al limite si sceglie di vivere di quello, d’altro o di entrambi. Ma essere artisti ed esprimerlo con opere pubbliche è un tutt’uno con la nostra personalità. I veri artisti lo sono sempre. Lo sono e lo vivono. E il loro lavoro sfuma i confini del loro essere.

Quali sono le piccole soddisfazioni che riesce a darti?

Ogni volta che porto a termine un lavoro con profitto è una soddisfazione. Che abbia risalto pubblico o meno, non importa. Proprio perché già soddisfa me stesso non è sempre indispensabile il riconoscimento pubblico. Tutto parte dalla mia felicità. Dopo viene quella dall’ambiente in cui vivo e opero. E di conseguenza anche le soddisfazioni economiche. Quindi a volte ho piccole soddisfazioni, a volte grandi. E a volte non ne ho, questo lavoro può essere molto altalenante. Non tutti i periodi sono buoni, non tutto va bene, a volte si sbaglia. Però sempre si cresce. Che tu lo voglia o no, indietro non torni mai.

Quali sono gli odori che caratterizzano il tuo mestiere? Quali i colori?

Gli odori sono quelli della fatica, del sudore, dell’ascella libera e vagante soprattutto quando al termine di uno spettacolo o una serata cadi esausto prima della doccia. Però ne hai anche di più gradevoli, il profumo delle signore a teatro, degli abiti di scena usciti dalla lavasecco, della cena che precede uno spettacolo. I colori sono quelli del trucco, della notte passata in giro a lavorare, dei locali e anche della gomma. Sì, della gomma tagliata prima di ripartire per tornare che ti costringe a chiamare un carro attrezzi perché il tuo socio ha scelto di lasciare a casa quella di scorta per farci stare il materiale di lavoro. Negli ultimi tempi ho anche a che fare con gli odori e colori della mia compagna di lavoro, l’attrice e modella Martina Sacchetti e i suoi scatti fotografici. La prendo un po’ in giro per questo.

Cosa non deve mancare nella tua “cassetta degli attrezzi”?

Con me deve sempre venire, oltre ai materiali e abiti per lo spettacolo, quella sana fibrillazione e agitazione che fa sì che non sei mai rilassato quando sei in scena. Perché essere tranquilli è fondamentale ma anche non addormentarsi lo è altrettanto.

Quali sono le persone che ti permette di incontrare/conoscere? Ce n’è una che ricordi in particolare?

In questo lavoro incontro artisti di ogni genere, persone con cui finirò per fare qualcosa ma anche artisti che lavorano i campi diversissimi dal mio. Ricorderò sempre con piacere Nicoletta Mantovani. Lei è anche produttrice cinematografica e io e il mio ex socio la incontrammo un paio di volte per lavoro. Gentile e disponibile. Ci scambiamo ancora gli auguri durante le festività. Chissà, magari, un giorno… In generale i Gemelli Ruggeri sono tra quelli che apprezzo di più. Bravissimi e modesti, mi hanno onorato più volte della loro presenza durante i miei eventi. Due bravissime persone e due amici. Inimitabili.

Un episodio in cui hai pensato “chi me lo ha fatto fare?”

Vengo invitato da un salotto letterario di Modena a presentare il mio libro. Nei mesi che precedono l’appuntamento scopro errori di orario sulle mail, sulle brochures, errori riguardanti il giorno dell’appuntamento e nel testo diffuso per pubblicizzare l’evento, il mio nome che non compare mai ma quello dei miei ospiti sì. Un incubo. Nonostante la corsa alla correzione fatta dall’organizzazione (o meglio disorganizzazione), la serata è un flop completo e la rimando prima di iniziarla. Naturalmente non ho più voluto organizzare nulla lì.

Il momento della giornata lavorativa che ti godi di più.

Le pause durante le prove e le cene con gli amici o altri attori a fine spettacolo. Il massimo del relax. Prima è solo concentrazione, tensione e palpitazioni varie.

In due parole come definiresti il tuo mestiere?

Bello e dannato, come me (la modestia mi ha sempre contraddistinto). Anche se riferito a me preferisco “bello e d’annata”, visto che ho passato i 40.

Un consiglio a chi vuole fare questo mestiere.

Il consiglio migliore che potrei dare è quello di non farlo. C’è già troppa concorrenza così. Grazie.

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Qui la pagina Facebook di Marco Mezzetti

Informazioni su Eleonora Buratti

Scrittrice, giornalista, sociologa aziendale. Romagnola d'origine, vive e lavora tra il Veneto e Bologna. Ideatrice del Romanzo d'azienda® scrive storie ambientate nel mondo del lavoro. Tra i suoi romanzi pubblicati l'Alba di un cuore antico, vita e ristrutturazione di una villa veneziana del Seicento situata lungo il Canalbianco in provincia di Rovigo e Quattro Tubi Saldati, racconto romanzato dei 50 anni dell'Irsap, azienda leader nel settore della climatizzazione.
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